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Il 2025 e l’agenda 2030: un punto di svolta
Il 2025 si avvicina e con esso si intensificano le discussioni riguardanti l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Con soli cinque anni rimasti per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, la strada sembra essere in salita. I ritardi operativi non sono l’unico problema da affrontare; la vera sfida risiede in una crisi di fiducia che coinvolge il concetto stesso di sostenibilità. Negli ultimi dieci anni, l’acronimo ESG è passato da essere un faro di direzione a un campo di battaglia per ideologie contrastanti.
Il panorama globale sotto pressione
Negli Stati Uniti, l’elezione di Donald Trump ha provocato un drastico cambiamento nella politica ambientale, favorendo una ripresa dei combustibili fossili e indebolendo gli impegni climatici. Anche i grandi investitori, come BlackRock, hanno iniziato a ritirarsi da iniziative sostenibili, mettendo a rischio oltre 50 trilioni di dollari di investimenti. Questo scenario ha portato alcune aziende, tra cui Meta e McDonald’s, a rivedere i loro programmi di inclusione, riportando l’attenzione verso logiche più tradizionali.
Il fenomeno del greenhushing
In questo clima di incertezze, molte aziende stanno adottando una strategia comunicativa nota come greenhushing. Temendo ripercussioni negative, stanno rimuovendo ogni riferimento alla sostenibilità dai loro canali di comunicazione. Esempi emblematici includono Walmart e Ford, che hanno iniziato a percepire la sostenibilità non più come un valore aggiunto, ma come un potenziale rischio per la loro reputazione. Inoltre, gruppi bancari come UBS e HSBC hanno anche ridotto i compensi legati agli obiettivi ESG per i loro dirigenti.
Il contesto europeo: tra ritardi e paure
Se da un lato l’Europa era vista come un pioniere della sostenibilità, oggi mostra segni di affanno. Recentemente, il Parlamento europeo ha approvato modifiche che posticipano l’obbligo di rendicontazione sulla sostenibilità per molte grandi imprese al 2028. Questo rinvio è percepito come un chiaro segnale che la politica chiede una pausa in un momento in cui le urgenze globali non possono più essere ignorate.
La crisi di visione e l’innovazione tecnologica
Anche l’innovazione tecnologica, rappresentata dall’intelligenza artificiale, sta sollevando interrogativi. Sebbene possa sembrare un alleato nella gestione dei processi ESG, il suo impatto ambientale è significativo. Secondo stime recenti, anche semplici interazioni con chatbot come ChatGPT possono comportare un uso energetico enorme, evidenziando contraddizioni nel perseguimento della sostenibilità.
Un’analisi della situazione italiana
In Italia, la situazione è altrettanto preoccupante. Solo il 6% delle aziende sta davvero promuovendo una cultura inclusiva sul posto di lavoro, mentre meno di un terzo integra obiettivi ESG nei sistemi di incentivazione per il top management. Questi dati, insieme alle recenti proiezioni sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, dipingono un quadro allarmante. Secondo il Rapporto ASviS 2024, solo l’17% dei target globali sarà raggiunto entro il 2030, mentre molti altri obiettivi stanno vivendo un peggioramento.
L’importanza di un cambiamento di mentalità
Per invertire questa tendenza, è necessario un vero cambio di mentalità. Sostenibilità non può essere considerata solo una serie di buone intenzioni o slogan. Richiede scelte coraggiose e sistemiche, capaci di generare un cambiamento reale. Inoltre, l’implementazione di politiche concrete è fondamentale per garantire che le modifiche legislative, come la revisione dell’articolo 9 della Costituzione, non rimangano solo principi astratti.
Il ruolo del Green Deal europeo
Il nuovo Regolamento sul ripristino della natura rappresenta una delle iniziative più audaci adottate dall’UE. Questo regolamento non è solo una direttiva ambientale, ma una dichiarazione di priorità. Obbliga gli Stati membri a ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030. Questa iniziativa potrebbe rappresentare un’opportunità per l’Italia per valorizzare il proprio patrimonio ecologico e promuovere un’azione coordinata tra istituzioni e cittadini.
Ritorno alla Laudato Sì
In questo contesto di crisi, l’enciclica Laudato Sì di Papa Francesco torna a risuonare con forza. Essa propone una visione integrata che unisce ambiente, giustizia sociale e responsabilità economica. I Laudato Sì Goals offrono una mappa etica per ripensare lo sviluppo, sfidando la frammentazione delle politiche ESG e suggerendo un approccio più coerente e umano.
Riscoprire il significato di ESG
Oggi, è fondamentale risignificare l’acronimo ESG non come un vincolo, ma come una visione abilitante. La sostenibilità deve diventare un’infrastruttura strategica per lo sviluppo economico e sociale, richiedendo condizioni abilitanti e una leadership ispiratrice. Solo così potremo restituire senso al concetto di progresso, rispondendo alle sfide del nostro tempo.